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Joseph Yacoub Sebbene siano inquieti, il Pakistan, l’Iran, il Tagiki-stan e l’Uzbekistan controllano da vicino l’indebolimento dell’Afghanistan in conseguenza dei recenti avvenimenti. Questo perchè tali Stati non hanno...

Joseph Yacoub

Sebbene siano inquieti, il Pakistan, l’Iran, il Tagiki-stan e l’Uzbekistan controllano da vicino l’indebolimento dell’Afghanistan in conseguenza dei recenti avvenimenti. Questo perchè tali Stati non hanno uno sguardo neutro su questo territorio ribelle che ha conosciuto molti conquistatori. Questo immenso territorio di 647.497 Km2 e di 22 milioni di abitanti conosce grandi contrasti etnici e le sue regioni furono per lungo tempo isolate le une dalle altre per la complessità dell’ambiente naturale (rilievi, clima) che divide le sue popolazioni.

L’Afghanistan è in maggioranza sunnita (80%) ma con il 20% di sciiti, nati dalle minoranze dimenticate come gli Hazara e i Kizil Bash. Le sue quattro etnie principali sono: i Pashtun, i Tagiki, gli Uzbeki e gli Hazara.

A parte i Pashtun che rappresentano l’etnia dominante e sicuramente la più influente, è un caleidoscopio etnico e religioso.

Potrà questo Stato mantenere la sua configurazione etno-politica attuale? Nel caso di smembramento del paese, nascerà un Pashtu-nistan tra l’Afghanistan e il Pakistan, visto che si trovano i medesimi Pashtun (ben 11 milioni) sotto il nome di Patani nel Pakistan? Bisogna precisare che le frontiere dell’Afghanistan furono fissate, in accordo fra Inghilterra e Impero delle Indie, nel 1893 e il confine con il Pakistan (più di 2000 km) non è mai stato accettato dai governi afghani successivi. Da ciò l’inquietudine del Pakistan.

Per ciò che riguarda l’Iran e il Tagikistan, sarebbero tentati di appropriarsi di parti del territorio. I Beluci (nel sud) e gli Hazara (nel centro e nord-est) approfitterebbero dell’opportunità offerta per realizzare la secessione?

Gli Hazara (sciiti), minoranza disprezzata, sono stati sottomessi con la forza dai Pashtun (sunniti) che si appropriarono dei loro pascoli e soffocarono la loro rivolta nel 1892. La provincia di Herat a ovest faceva parte fino al XVIII sec. dell’Impero persiano. A sud-est, il Belucistan fu diviso in tre parti dagli Inglesi nel 1876: Afgha-nistan, Impero delle Indie (oggi Pakistan) e Iran. Al nord-est, le regioni Tagike facevano parte del Tagikistan. Il peso della civiltá persiana sull’Afgha-nistan è cosí grande che vi sono due lingue ufficiali, il pashtun e il persiano (o dari). Tutto ciò fa sí che la storia di questo paese sia legata a quella dei suoi vicini.

L’Afghanistan divenne una colonia inglese dal 1842 al termine di una feroce resistenza degli Afghani pashtun. Indipendente nel 1919, questo paese non fa che dissanguarsi dopo l’abolizione della monarchia e la proclamazione della Repubblica nel 1973, seguita dall’instaurazione di un regime comunista nel 1978-79 che preparò la via all’invasione delle truppe sovietiche dal 1979 al 1990. Ma la ritirata dell’armata sovietica non portò tuttavia la pace in questo povero paese, che affondò nella guerra civile appena partiti i gendarmi russi. Le dispute fratricide tra le diverse componenti nazionali e islamiche si spiegano con delle ragioni etniche, regionali, tribali e di clan, che hanno scatenato un fenomeno di resistenza e hanno indebolito considerevolmente il paese al momento della presa del potere da parte dei Taliban nel 1996.

Malgrado la buona volontà, tutte le coalizioni risultarono delle coalizioni etniche e regionali, come quella tra Tagiki e Uzbeki al potere a Kabul dal 1992 al 1996, a spese dei Pashtun.

Queste guerre hanno ridotto il paese allo stremo. Più di due milioni di mutilati, due milioni di morti, due milioni di rifugiati in Iran e tre milioni nel Pakistan. A questo si aggiunga l’attuale flusso di rifugiati fuggiti dal paese per paura dei bombardamenti americani.

I Pashtun rappresentano più della metà della popolazione (55%) e sono sunniti. Analizzando le relazioni tra Pashtun e Afghanistan, si constata che furono essi i fondatori dell’Afghanistan attuale a partire dal XVIII sec. Il paese dunque deve loro la formazione del suo Stato nazionale. In effetti, i Pashtun, partiti dal centro-est del paese, si rivoltarono e costituirono un impero nel 1747 che oltrepassava abbondantemente i confini dell’Afghanistan attuale.

Kandahar ne fu la capitale. Essi imposero progressivamente la loro egemonia sull’insieme del territorio e sulla sua popolazione, in particolare nelle regioni che cercavano di sfuggire: l’ovest, il nord e il centro. Questo spiega perché gli apparati di Stato e l’amministrazione siano sempre stati monopolizzati dall’etnia pashtun a tal punto che i Pashtun s’identificano con gli Afghani fino alla confusione dei due termini.

I Tagiki (per la maggior parte sunniti) sono maggioritari nel Nord (più di 4 milioni), al confine con la Repubblica indipendente del Tagikistan. Gli Hazara, esclusi dalla società e tenuti in scarsa considerazione, sono un popolo montanaro di origine turco-mongola. Rappresentano un milione e mezzo del totale della popolazione, abitano nell’Afgha-nistan centrale (Hazaragiat) dove sono presenti dal XIII sec. La loro lingua è una varietà di persiano, l’Haza-ragi. Gli Uzbeki sono i più numerosi tra le popolazioni turcofone (Tur-kmeni e Kazaki). Vivono nel Nord-Est del paese e contano circa un milione e mezzo.

Accanto alle grandi etnie vivono delle minoranze di minore importanza numerica e politica.

I Beluci sono circa 200.000, i Turkmeni 400.000, i Brahui 200.000, i Karakal-pachi 3.000, i Kazaki 3.000, gli Uiguri 3.000. Gli Aimaki, di lingua persiana ma sunniti, vivono sulle montagne attorno a Herat. I Nuristani (della provincia di Nuristân), a nord-est di Kabul, sono circa 100.000. Questi ultimi furono convertiti all’islam all’inizio del XIX sec. Bisogna inoltre segnalare i Kizil Bash, dei persianofoni sciiti (verso Herat e Mazar i Sharif), i Pamiri e i Ghilzai, i Dôrrani, i Gujaris, gli Indu, gli Arabi, gli Ismaeliti e i Kuci.

In questa difficile situazione nazionale, come potrà l’Af-ghanistan resistere al suo smembramento?

Per evitare la disintegrazione del paese, s’intensificano i negoziati per una soluzione politica. L’alternativa più plausibile sarà di trovare un presidente appartenente all’etnia pashtun, non imposto dall’esterno, accettato liberamente dal popolo afghano e a condizione che egli rispetti i diritti delle minoranze non pashtun.

(trad. di Dario Anghilante da “Le Figaro” del 10.10.01

* Professore di scienze politiche presso l’Università cattolica di Lione

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